domenica 27 dicembre 2009

Più ne sai meno brilla

Non mi piace cadere nei luoghi comuni, e questo poi non l'avevo mai sopportato, ma alla fine devo capitolare e ammettere: il matrimonio uccide. Magari non il sentimento e la passione, ma di sicuro uccide centinaia di persone. Non tanto quelle costrette a sorbirsi chilometrici filmini di cerimonie e banchetti ripetuti allo sfinimento, ma persone fuori scena, che neppure conoscono gli sposini incriminati.
Per realizzare un solo anello d'oro, una singola fede, 28 grammi complessivi, vengono prodotte 27 tonnellate di scorie: e non si tratta di montagne di sassolini, ma acqua e rocce intrise di cianuro, acido solforico, cadmio, piombo e mercurio... tutta salute insomma. D'altra parte nulla sembra essere destinato a cambiare: le società minerarie piagnucolano che i margini di profitto sono troppo ridotti e l'oro residuo nel mondo troppo scarso per estrarlo in altri modi: il cianuro e la morte di piante, animali e (ops!) persone sono inevitabili, se si vuole mantenere il profitto. E non ci sono solo le scorie, pazientemente ammonticchiate a lato di voragini dantesche: i giacimenti contenenti scorie minerarie intrise di cianuro, pur impilati con grande dedizione, hanno pure la faccia tosta di crollare: uno dei disastri più gravi (forse perché avvenuto vicino casa...) è accaduto in Romania nel 2000, quando le scorie finirono in un affluente del Danubio causando la morte di circa 1.000 tonnellate di pesce e avvelenando l'acqua destinata a circa 2,5 milioni di persone, fino al Mar Nero, a 2.575 chilometri di distanza. Diciamo che è stata sfortuna: di solito queste cose succedono in posti lontani, di cui a nessuno frega nulla. D'altra parte nessuno sembra preoccuparsi di quello che è successo e sta succedendo a Furtei, in Sardegna...
Dove passano le società aurifere portano investimenti, strade, scuole e posti di lavoro che la gente disperata baratta con la salute del proprio territorio e dei propri figli... si tratta di persone senza alternative... diversa è la situzione di chi invece quell'oro lo porterà poi al dito, o al collo... dimenticandosi quanto pesa davvero, quanto davvero costa e quanto davvero vale...
Ps. Il matrimonio uccide, adesso l'ho ammesso... ma per favore... non ditelo a Filippo XD

domenica 13 dicembre 2009

Io so

"Io so.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove.
Non ho nemmeno indizi. Io so perché sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ciò che succede, di conoscere tutto ciò che se ne scrive, di immaginare tutto ciò che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che mette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica là dove sembrano regnare l'arbitrarietà, la follia e il mistero. Tutto ciò fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il mio "progetto di romanzo", sia sbagliato, che non abbia cioè attinenza con la realtà, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti.  Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ciò che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perché la ricostruzione della verità a proposito di ciò che è successo in Italia dopo il '68 non è poi così difficile. Tale verità - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantità di interventi anche giornalistici e politici: cioè non di immaginazione o di finzione come è per sua natura il mio. [...].
Ora il problema è questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi. A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non è compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cioè un intellettuale. Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha né prove né indizi. Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui è fatto - dalla possibilità di avere prove ed indizi. Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilità, prove ed indizi. Ma a tale obiezione io risponderei che ciò non è possibile, perché è proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verità: cioè a fare i nomi. Il coraggio intellettuale della verità e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realtà servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici. Se egli vien messo a questo mandato viene considerato traditore del suo ruolo: si grida subito (come se non si aspettasse altro che questo) al "tradimento dei chierici" è un alibi e una gratificazione per i politici e per i servi del potere. Ma non esiste solo il potere: esiste anche un'opposizione al potere".
Pier Paolo Pasolini
Io so che le cose dovrebbero andare diversamente, che tutti dovremmo spingere per andare in un'altra direzione, so che nessuno dovrebbe tacere... io so che arrendersi vuol dire essere già condannati e scendere a compromessi vuol dire aver già perso... io so che anche una persona, all'apparenza piccola, può fare la differenza, una penna, anche se sconosciuta, lascia comunque un segno... io so che cambiare è difficile quanto necessario... ma io... non so neppure da dove cominciare...