venerdì 20 aprile 2012

Mauerpark by night

La mia mamma me l'aveva detto: "quello non ha mica l'aria di uno tanto a posto". "Quello" è il mio moroso, quello stesso che adesso mi fissa con occhi allucinati attraverso la pioggia battente qui nella desolazione più totale in Mauerpark. Uno sguardo da far accapponare la pelle, omicida: Jack Nicholson alias Jack Torrance, gli fa una pippa. Wendy? No, non c'è nessuno qui in questo maledetto parco abbandonato da dio e dagli uomini, spazzato da un vento siberiano. Romantico, davvero. Romantico alla Marilyn Manson. Ma in fondo è anche colpa mia se siamo finiti qui. Qui sotto questo monsone artico, tagliuzzati dagli artigli di un vento gelido e prepotente, nel buio di un parco che non è nulla più che campi brulli concimati a cocci di vetro e spazzatura. Potremmo essere gli ultimi uomini sulla faccia della terra... e sarebbe sempre meglio essere soli, piuttosto che in balia degli elementi e di qualche pazzo maniaco pronto a balzare dai radi cespugli che costeggiano la stradina che taglia il parco da un lato di nulla ad un altro. Ma perché divagare su minacce immaginarie quando "Quello" è pronto a strozzarmi? Meglio focalizzarmi sulla mia unica, ingenua, piccola colpa: essermi fidata! Certo, perché basta che uno si mostri un po' carino e coccoloso, mi abbindoli con le sue storie sulla DDR e gli anni crudeli del muro, quindi sfoderi degli occhioni da cucciolo che mi guarda implorante chiedendomi: "potrebbe essere interessante fare due passi in Mauerpark, che dici?". E io, che dico? Mica posso fare la stronza egoista, quella che preferirebbe andarsi a bere una cioccolata e rotolare sotto il caldo piumone dell'albergo. Neppure voglio fare la parte della tabbozza ignorante, quella che si è rotta di tutti 'sti ruderi di cemento stile postmoderno comunista. Ma soprattutto non voglio fare la lagna, la mezzacalzetta che piagnucola per un po' di pioggia (praticamente piovono rane!). E' quindi è con entusiasmo che rispondo che muoio dalla voglia di andare in Mauerpark, meta che anche la Lonely si guarda bene dal consigliare come imperdibile. Sono tutta intirizzita, labbra e dita blu, i piedi ormai in cancrena per il freddo, ma sorriso a trentadue denti, mi incammino nella tempesta senza mostrare segni di cedimenti: vuole vedere Mauerpark? Bene! Si va a vedere Mauerpark! Potevo immaginare che conoscendomi fin troppo bene stava sfruttando la mia psicologia da criceto? Potevo io tapina sospettare che mi stavo allegramente infilando nella tana del lupo? Ma lo sguardo di fuoco che ha ora il mio moroso infeltrito, cancella ogni dubbio: vi è un odio atavico e viscerale nei suoi occhi. Solo una cosa ancora mi domando: se davvero voleva liberarsi di me, perché architettare tutta questa complessa messinscena? Il lungo tragitto in un tram popolato solo da loschi figuri, la marcia serrata lungo le strade deserte sferzate dal blizzard, il continuo chiedermi se non preferissi tornare indietro... ma lui è un cinefilo, avrà pensato alla location adatta... ecco cosa mancava alla mia collezione: uno psicopatico esteta con velleità scenografiche!
Le mie elucubrazioni sono interrotte improvvisamente da un ritmico cigolio in avvicinamento: dio ti ringrazio, un ciclista! Alla Rat-Man fletto i muscoli e sono pronta allo scatto: punto a balzare sul portapacchi e salvarmi così la pelle fuggendo come clandestina a bordo della due ruote. Un'illuminazione agghiacciante mi colpisce però all'improvviso: quale creatura può fischiettare pedalando serena nel bel mezzo dell'Armageddon? A volte la cura può essere peggiore del male: scelgo di affrontare il mio moroso, almeno lui sono sicura che è vulnerabile ai calci volanti all'inguine e al sarcasmo sapientemente affilato. E così a muso duro gli chiedo se gli è piaciuta la gita a Mauerpark. Vedo il suo viso contrarsi in spasmi orrendi, passare dall'ira alla disperazione, inabissarsi nella nera follia per poi quasi sciogliersi in pianto... a fatica trova il fiato per rispondermi con poche parole stentate, una vena gli pulsa convulsamente sulla tempia bagnata: "ma...ma...sei tu che ci volevi venire qui...io... la pioggia, il vento...questo maledetto parco buio e abbandonato...ma a me che mi frega del muro?! io... sto morendo di freddo!"
Lo guardo ed è come se lo vedessi per la prima volta: forse è l'incarnato grigiastro dato dalla tisi che si è preso in questa passeggiata in mezzo alla tormenta...o forse è... è la consapevolezza di essermi comportata come una pazza... o così mi suggeriscono le vocine nella mia testa...   

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