Nei film dei cowboy
funzionava sempre.
Una fila di bottiglie allineate lungo un tavolaccio o una
staccionata: il bersaglio perfetto per allenarsi con la pistola. Bum! Bum! Bum!
E il ragazzino brufoloso assetato di vendetta conquistava una mira infallibile,
l’imbranato del villaggio si trasformava in un pistolero formidabile.
Le bottiglie vuote
tutte in fila sulla tavola, la festa ormai finita: eccoli lì tutti i bersagli
che le servivano per imparare a sparare come si deve. Scostò una ciocca di
capelli dagli occhi, divaricò leggermente le gambe, fasciate dal vestito a
fiori della domenica, e bilanciando meglio il peso del corpo allungò davanti a
sé le braccia magre, saggiando il peso della pistola, sentendolo crescere tra
le mani strette, dalle nocche sbiancate.
Respirando piano dalle
labbra socchiuse, si concentrò su una bottiglia di Merlot, sovrapponendo al
sottile collo di vetro quel viso che avrebbe volentieri fatto saltare come un
tappo di sughero. Senza abbassare la
pistola, ripensò a come tutto era cambiato da quando lui era entrato nella sua
vita: le urla continue, la prepotenza... e quelle mani appiccicose che le
metteva dappertutto... Pensò anche a come si era ritrovata sola, messa in un
angolo, costretta a fingere di amarlo...
Tutto il suo corpo
tremava ora attraversato dalla tensione del dito sul grilletto.
“Martinaaaaa?!” La voce
della mamma mandò in pezzi quel sogno ad occhi aperti, le dita strette a mimare
la pistola si sciolsero seguendo le mani lungo i fianchi. “Hai finito di
sparecchiare là fuori?”.
La ragazzina tirò un
respiro profondo: prima di voltarsi verso la finestra cui si affacciava la madre,
atteggiò le labbra ad un sorriso a trentadue denti che rivolse sorniona al
fratellino, mollemente accoccolato tra le braccia della mamma, impegnato a
succhiarsi vigorosamente una manina bavosa.
Il mezzogiorno di fuoco
era solo rimandato.
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